DOIT Roma, insistono pure!

Nazionale -

Non paghi dei danni che hanno fatto negli ultimi dieci anni di accordi contro l’interesse generale dei ferrovieri del settore gli entusiasti della “firma anche stavolta” rilanciano con un comunicato piagnisteo che vorrebbe colpevolizzare i componenti della RSU9 e delle segreterie regionali non firmatari/e per tutti i mali che colpiranno i lavoratori a seguito della mancata regolamentazione delle richieste prestazioni notturne domenicali nella DOIT Roma.

La tesi del comunicato piagnisteo è risibile perché la firma degli accordi territoriali fino a ora è solo servita a ridurre l’impatto economico, sui conti di RFI, di esigenze organizzative sempre più emergenziali, in carenza di organici e di figure professionali adeguate, e a favorire la progressiva dominazione dell’impresa privata nel settore a tutto danno delle tutele per i lavoratori interessati, che al massimo si sono visti pagare con una bazzecola la liquidazione di riposi giornalieri e settimanali, festività e disponibilità di tempo libero e sonno. Ma appunto non paghi dei servigi fin qui resi questi entusiasti della firma diventano financo patetici con le loro sperticate dichiarazioni di comprensione delle richieste aziendali: che siccome chiede per la sicurezza..., non si vorrà mica mettersi a discutere di mancanza di personale, di abilitazioni e di livelli professionali, di tutele per gli apprendisti, di mancanza di sicurezza sul lavoro: e chi lo fa peste lo colga! Abbiamo una sola parola di considerazione per quel comunicato: ABERRANTE.

Per la cronaca: nella ricostruzione della trattativa fatta dalle quattro entusiaste OOSS sindacali manca il passaggio in cui si manifesta il tentativo di scivolamento della richiesta aziendale di prestazione notturna domenicale: dalla UT Nord Ovest all’intero accordo quadro 2022 (e dunque un’esigibilità su tutti gli impianti della DOIT). Ebbene questo scivolamento è stato suggerito e promosso dalla più entusiasta di queste OOSS regionali, che via via ha imbarcati gli altri volenterosi della produttività d’impresa e, manco a dirlo, la dirigenza aziendale (per ora non ci sembra necessario dire chi è questo campione sindacale dall’entusiasmo aziendale, e lo lasciamo sullo stesso podio a pari demerito con gli altri entusiasmati). Ma la ciambella è uscita senza buco e l’impresa di consegnare in dono all’azienda un’esigibilità di richiesta generalizzata di prestazioni lavorative 7 giorni su 7 (in paio con l’abolizione dei limiti territoriali delle giurisdizioni d’impianto - nuclei) è sfumata per sotterranei e contingenti motivi di prevalenza tra le sedi negoziali (vedi contrattazione nazionale per rinnovo accordi di settore e contrattuale).

Bene cosi! Abbiamo preso tempo per continuare l’azione di coinvolgimento dei lavoratori interessati dalle ricadute di questi accordacci, affinché possano essere correttamente informati delle posizioni sindacali in campo e partecipare in modo assembleare alla formazione di una decisione sulle questioni (fondamentali) aperte.

Ci preme solo rimarcare ancora la nostra siderale distanza politica da questi sindacati che svolgono una ignobile funzione notarile per la riconsegna alla controparte di quanto acquisito dai lavoratori in stagioni storiche più civili di questa: soprattutto in questa fase di crisi economico-sociale in cui i tanto bramati sostegni finanziari dell’Europa sembrano destinati a ingrossare i conti in banca (molto probabilmente estera) di pochi, vecchi e nuovi potentati, e a costituirsi come debito per i restanti milioni di cittadini e lavoratori del blocco popolare del paese.

Mentre (l’Europa ce lo chiede...) si dà corso governativo al tentativo di abrogazione definitiva del concetto di stato sociale, con raffiche di norme e leggi per la completa liquidazione della responsabilità pubblica nella garanzia dei diritti sociali e il consolidamento della ratio privatistica nei settori strategici dello stato (sanità, scuola, trasporti, telecomunicazioni, energia, ambiente, abitare...), avviando così lavoratori e cittadini del blocco popolare tutto a scendere altri gradini della condizione economica e sociale: cioè a impoverirsi ulteriormente. Forse questo dovrebbe essere considerato anche nelle ristrette dei tavoli negoziali con le ferrovie? Per noi di sicuro visti gli stanziamenti (fino a 30 mld nei prossimi anni) destinati dal c.d. PNRR a RFI: il banchetto è grasso e c’è ressa di commensali affamati: adesso è l’ora di rivendicare la propria parte.

Rinnoviamo a tutti i lavoratori interessati la richiesta di sostegno alla attuale maggioranza NON firmataria della RSU 9, alla quale vanno contestualmente indirizzate pressanti richieste di indizione urgente delle assemblee.

Abbiamo già pronte le necessarie diffide di risposta alle note aziendali delle ultime ore e invitiamo i lavoratori interessati a respingere tranquillamente ogni richiesta di prestazione lavorativa sul riposo settimanale mantenendo in essere il rispetto delle sole norme vigenti di cui al prorogato accordo quadro 2021. Ribadiamo la disponibilità dei nostri delegati sindacali a raccogliere informazioni su casi di difformità contrattuale nei comportamenti aziendali, e della casella email ferrovieri@usb.it per ogni segnalazione o esigenza di informazione e tutela sindacale.

Unione Sindacale di Base - Lavoro Privato - Attività Ferroviarie

Roma 15 febbraio 2022